No ragazzi! non andremo in spiaggia a giocare!
Ma a pescare carpe con le BOILES.
Queste magiche palline che sembrano l’alimento principale
delle nostre carpe, che tutte le aziende ormai specializzatesi promuovono a
fianco di foto di pesci enormi prese con le loro pallette colorate, nascono
tanti, tanti anni fa!
Ebbene si, quando venne inventato l’hair rig queste palline
già esistevano, uno dei padri della nostra pesca, il sig. Fred Wilton inventò
alcune ricette di esche per cercare di intercettare le carpe inglesi di taglia
e col passare del tempo la forma più pratica per la realizzazione di queste
esche fu quella tonda, sia per il perfetto funzionamento del terminale che per
la praticità nel lancio in acqua con dei semplici tubi, diventati gli ormai
supertecnici cobra e lanciaboiles.
Inizio il discorso facendo una doverosa distinzione iniziale:
le boiles si dividono in ready made,
ovvero pronte all’uso prodotte da aziende specializzate, e in self made, ovvero boiles composte da
noi su mix pronti o su mix realizzati anch’essi da noi.
E io parlerò proprio di queste ultime, dell’universo del
self made, anche perché penso che catturare una carpa con le proprie palline
sia un valore aggiunto alla soddisfazione che si prova, al quale non riesco più
a farne a meno.
Premetto che non sono un rollatore di quantità esagerate, in
quanto non pasturando spot, a parte rari casi mi limito a 100-150 kg di mix secco
all’anno.
Le palline self made sono composte da due parti, il mix
secco composto da farine e la parte liquida composta in gran parte da uova, ma partiamo per gradi.
La parte secca di un mix è composta da farine di origine
vegetale e/o animale, a cui si possono aggiungere attrattori in polvere,
estratti idrolizzati e non, dolcificanti in polvere, esaltatori di sapore e
quant’altro.
Il mix secco però deve per forza essere formato da due
parti, una strutturale, per far legare l’impasto e una nutritiva/ attrattiva,
che serve per la stimolazione dei recettori delle carpe.
La parte strutturale di solito viene composta miscelando i
tre elementi base del self, ovvero, semolino precotto, farina di mais anch’essa
precotta, e soia tostata micronizzata deamarizzata, a questo, per migliorare le
caratteristiche organolettiche e la struttura, magari la granulometria, si
aggiungono pastoncini per canarini, di cui il mercato offre una gamma ampissima
e li starà a noi identificare quali possono fare più al caso nostro.
Un mix composto dalla parte strutturale e da uno o più
pastoncini prende il nome di BIRDFOOD, mix semplici, di immediato accoglimento
da parte dei pesci e di facile digestione, ma che non avendo al loro interno
parti nutrizionali rilevanti stancano i pesci dopo poco tempo, questi mix sono
solitamente più veloci a entrare in pesca ed essendo più digeribili sono ottimi
nella stagione fredda.
Parliamo adesso della parte nutritiva / attrattiva che
possiamo inserire nel mix: le farine di base da unire a un mix base o a un mix
birdfood, solitamente sono farine di origine animale, di carne o pesce.
Lasciando stare l’origine avremo farine più o meno grezze,
con contenuti di grassi e proteine diverse in base al loro livello di
raffinamento.
Per esempio una farina molto utilizzata è la farina di
aringa, che si può trovare in diverse forme in base al metodo di produzione,
come per esempio la 999 meno raffinata, con più grassi e meno proteine e la LT94 più raffinata, con meno
grassi e più proteine, per arrivare alle farine predigerite di pesce con
percentuali di proteine altissime, fino agli idrolizzati che derivano da
estrazione delle proteine per via enzimatica, con le percentuali di proteine
più alte in assoluto.
Lo stesso vale per le farine di carne, come la farina di
fegato, e l’idrolizzato.
L’inserimento di una o dell’altra dipende da che effetto
vogliamo abbiano le nostre esche una volta immerse in acqua, se si tratta di
una lunga pasturazione, quindi esche magari meno attrattive ma complete dal
punto di vista nutrizionale, o palline veloci per pescate secche che puntano
sull’attrattività massima.
Un consiglio per chi inizia di puntare alla semplicità, è
sicuramente la chiave per iniziare e continuare con successo, anche perché
palline ipercomplesse e ipercostose non portano sempre al successo anzi!
Una ricetta base su cui partire è questa (dosi per un kg):
Semolino 300
Farina di mais 200
Soia tostata 200
Pastoncino 250
Latte in polvere 50
Questo è un birdfood molto semplice e già il mix con un buon
pastoncino profumato e il latte in polvere avrà un gradevole profumo che si
potrà accentuare come vedremo poi con un aroma.
Queste palline una volta finite avranno una percentuale di
proteine del 17 % e grassi del 7%; tenete presenti questi due valori perché
sono molto importanti, specialmente i grassi che non devono superare la soglia
del 10/12% , altrimenti le nostre palline risulterebbero indigeste alle carpe e
la loro attività si bloccherà, evitando di mangiare di nuovo la stessa pallina,
questo perché le carpe non avendo uno stomaco ma solo un intestino hanno
un’assimilazione dei grassi molto più lenta rispetto a noi umani.
Per quanto riguarda le proteine invece come riferimento
dovremmo vedere l’utilizzo che vogliamo fare con le nostre esche, se si tratta
di una pescata veloce non sono una voce influente, mentre se si tratta di
pasturazioni da prolungare nel tempo è indispensabile avere un buon tenore di
proteine almeno tra il 25/35%.
Parte liquida:
La parte liquida è composta da un numero variabile di uova
che varia da 8/10 in base al tipo di mix che abbiamo assemblato, infatti vale
la pena vedere con quante uova rolla una piccola quantità di mix, prima di
avventurarsi nella rottura di 100 o più uova per volta.
Oltre alle uova, in questa parte va inserito un dolcificante
liquido, nella dose indicata dal produttore, oppure se reperite dolcificanti in
polvere vi consigli di unirli nel mix secco.
Oltre al dolcificante ci sono anche altri ingredienti che
possono essere inseriti, ma non è una regola, il primo è l’aroma, nel quale vi
consiglio di inserire con dose di circa la metà di quella indicata dal produttore,
in quanto un sovraddosaggio può creare un effetto contrario a quello che
vogliamo, ovvero repulsione per la nostra esca in quanto emana segnali troppo
forti, e per il pesce diventa sinonimo di pericolo.
Per quanto riguarda l’aroma accertatevi che sia un aroma in
alcol in quanto questo tipo di solvente lo rende perfettamente solubile in
tutte le stagioni, mentre gli altri rischiano di addensarsi troppo con
temperature fredde e non fungere da attirante in quanto rimangono all’interno
della pallina.
Inoltre, come sto facendo da un po’ di tempo, se si riesce
ad assemblare un mix con farine che riescono a dare un’impronta decisa alle
nostre palline si può evitare di inserire aromi, lasciando al mix stesso la
funzione attrattiva e vi assicuro che la naturalità che ne deriva non vi
deluderà.
Un altro ingrediente che si può o meno inserire nella parte
liquida sono gli attrattori derivanti da composti amminoacidi con varie
provenienze, quali pesce, carne, alghe , ecc….
Sicuramente questi ingredienti possono aiutare
nell’identificazione nutritiva dell’esca da parte del pesce ma non sono
indispensabili per catturare.
La parte liquida che abbinerei al mix di prima potrebbe
essere questa (dosi per 1kg):
Uova 8
Aroma fruttato 4 ml
Carpamino 25 ml
Assemblaggio:
Per prima cosa rompete le uova e le miscelate in una
contenitore capiente, vi dotate di un contenitore graduato o una siringa di
generose dimensioni e quantificate l’aroma necessario e gli amminoacidi dopo di
che miscelate bene il tutto, e magari lasciate riposare il tutto.
Poi gradualmente aggiungete alla parte liquida un po per
volta la parte secca, fino ad avere un impasto omogeneo che non si appiccica
più alle mani e al contenitore.
Con questo impasto modellate dei pezzi che riescano ad
entrare in un estrusore manuale o pneumatico (una specie di pistola per il
silicone che trovate nei negozi di pesca specializzati insieme a gran parte
degli ingredienti) nel quale abbiamo montato un beccuccio tagliato con un foro
adatto al diametro delle palline che vogliamo realizzare.
Una nota, se volete palline del 20 non tagliate il beccuccio
del 20 ma del 18, perché l’impasto tende a gonfiare leggermente una volta
estruso.
Dopo questa operazione iniziate a produrre i passatelli di
mix che verrano poi messi su una tavola di rullaggio, da dove nasceranno le
nostre pallette miracolose.
Personalmente una volta fatte le boiles crude le lascio
riposare 24 ore prima della cottura.
La prossima operazione è la cottura, che può essere a vapore
o per bollitura, sono entrambe valide anche se la cottura a vapore preserva di
più l’esca dal deterioramento dovuto al calore, anche se è più impegnativa per
il reperimento o la costruzione di cestelli.
Come tempi variano molto in base al mix e al diametro delle
palline, per bollitura basta aspettare
che le boiles galleggino per cavarle dall’acqua bollente, mentre a vapore
consiglio di fare delle prove, comunque come parametri di riferimento per
palline del 16 circa 6 minuti, per le 20 circa 8 minuti, e cosi a salire.
Per vedere se sono cotte basta aprirne una e vedere se
all’interno il mix è cotto uniformemente.
In conclusione a questa veloce panoramica del self made,
argomento che riempirebbe pile di libri, spero di essere stato utile nei limiti
del possibile e voglio solo dire che per quanto possa impegnare farsi le boiles
da soli, la soddisfazione di aver catturato con le proprie mani è davvero
impagabile!
A presto!
Mattia Montanari
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