mercoledì 11 luglio 2012

Le biglie



 
No ragazzi! non andremo in spiaggia a giocare!
Ma a pescare carpe con le BOILES.
Queste magiche palline che sembrano l’alimento principale delle nostre carpe, che tutte le aziende ormai specializzatesi promuovono a fianco di foto di pesci enormi prese con le loro pallette colorate, nascono tanti, tanti anni fa!
  
Ebbene si, quando venne inventato l’hair rig queste palline già esistevano, uno dei padri della nostra pesca, il sig. Fred Wilton inventò alcune ricette di esche per cercare di intercettare le carpe inglesi di taglia e col passare del tempo la forma più pratica per la realizzazione di queste esche fu quella tonda, sia per il perfetto funzionamento del terminale che per la praticità nel lancio in acqua con dei semplici tubi, diventati gli ormai supertecnici cobra e lanciaboiles.

Inizio il discorso facendo una doverosa distinzione iniziale: le boiles si dividono in ready made, ovvero pronte all’uso prodotte da aziende specializzate, e in self made, ovvero boiles composte da noi su mix pronti o su mix realizzati anch’essi da noi.

E io parlerò proprio di queste ultime, dell’universo del self made, anche perché penso che catturare una carpa con le proprie palline sia un valore aggiunto alla soddisfazione che si prova, al quale non riesco più a farne a meno.

Premetto che non sono un rollatore di quantità esagerate, in quanto non pasturando spot, a parte rari casi mi limito a 100-150 kg di mix secco all’anno.

Le palline self made sono composte da due parti, il mix secco composto da farine e la parte liquida composta in gran  parte da uova, ma partiamo per gradi.

Il Secco:

La parte secca di un mix è composta da farine di origine vegetale e/o animale, a cui si possono aggiungere attrattori in polvere, estratti idrolizzati e non, dolcificanti in polvere, esaltatori di sapore e quant’altro.
Il mix secco però deve per forza essere formato da due parti, una strutturale, per far legare l’impasto e una nutritiva/ attrattiva, che serve per la stimolazione dei recettori delle carpe.
La parte strutturale di solito viene composta miscelando i tre elementi base del self, ovvero, semolino precotto, farina di mais anch’essa precotta, e soia tostata micronizzata deamarizzata, a questo, per migliorare le caratteristiche organolettiche e la struttura, magari la granulometria, si aggiungono pastoncini per canarini, di cui il mercato offre una gamma ampissima e li starà a noi identificare quali possono fare più al caso nostro.
Un mix composto dalla parte strutturale e da uno o più pastoncini prende il nome di BIRDFOOD, mix semplici, di immediato accoglimento da parte dei pesci e di facile digestione, ma che non avendo al loro interno parti nutrizionali rilevanti stancano i pesci dopo poco tempo, questi mix sono solitamente più veloci a entrare in pesca ed essendo più digeribili sono ottimi nella stagione fredda.

Parliamo adesso della parte nutritiva / attrattiva che possiamo inserire nel mix: le farine di base da unire a un mix base o a un mix birdfood, solitamente sono farine di origine animale, di carne o pesce.
Lasciando stare l’origine avremo farine più o meno grezze, con contenuti di grassi e proteine diverse in base al loro livello di raffinamento.
Per esempio una farina molto utilizzata è la farina di aringa, che si può trovare in diverse forme in base al metodo di produzione, come per esempio la 999 meno raffinata, con più grassi e meno proteine e la LT94 più raffinata, con meno grassi e più proteine, per arrivare alle farine predigerite di pesce con percentuali di proteine altissime, fino agli idrolizzati che derivano da estrazione delle proteine per via enzimatica, con le percentuali di proteine più alte in assoluto.
Lo stesso vale per le farine di carne, come la farina di fegato, e l’idrolizzato.
L’inserimento di una o dell’altra dipende da che effetto vogliamo abbiano le nostre esche una volta immerse in acqua, se si tratta di una lunga pasturazione, quindi esche magari meno attrattive ma complete dal punto di vista nutrizionale, o palline veloci per pescate secche che puntano sull’attrattività massima.
Un consiglio per chi inizia di puntare alla semplicità, è sicuramente la chiave per iniziare e continuare con successo, anche perché palline ipercomplesse e ipercostose non portano sempre al successo anzi!

Una ricetta base su cui partire è questa (dosi per un kg):

Semolino 300
Farina di mais 200
Soia tostata 200
Pastoncino 250
Latte in polvere 50

Questo è un birdfood molto semplice e già il mix con un buon pastoncino profumato e il latte in polvere avrà un gradevole profumo che si potrà accentuare come vedremo poi con un aroma.
Queste palline una volta finite avranno una percentuale di proteine del 17 % e grassi del 7%; tenete presenti questi due valori perché sono molto importanti, specialmente i grassi che non devono superare la soglia del 10/12% , altrimenti le nostre palline risulterebbero indigeste alle carpe e la loro attività si bloccherà, evitando di mangiare di nuovo la stessa pallina, questo perché le carpe non avendo uno stomaco ma solo un intestino hanno un’assimilazione dei grassi molto più lenta rispetto a noi umani.
Per quanto riguarda le proteine invece come riferimento dovremmo vedere l’utilizzo che vogliamo fare con le nostre esche, se si tratta di una pescata veloce non sono una voce influente, mentre se si tratta di pasturazioni da prolungare nel tempo è indispensabile avere un buon tenore di proteine almeno tra il 25/35%.

Parte liquida:

La parte liquida è composta da un numero variabile di uova che varia da 8/10 in base al tipo di mix che abbiamo assemblato, infatti vale la pena vedere con quante uova rolla una piccola quantità di mix, prima di avventurarsi nella rottura di 100 o più uova per volta.
Oltre alle uova, in questa parte va inserito un dolcificante liquido, nella dose indicata dal produttore, oppure se reperite dolcificanti in polvere vi consigli di unirli nel mix secco.
Oltre al dolcificante ci sono anche altri ingredienti che possono essere inseriti, ma non è una regola, il primo è l’aroma, nel quale vi consiglio di inserire con dose di circa la metà di quella indicata dal produttore, in quanto un sovraddosaggio può creare un effetto contrario a quello che vogliamo, ovvero repulsione per la nostra esca in quanto emana segnali troppo forti, e per il pesce diventa sinonimo di pericolo.
Per quanto riguarda l’aroma accertatevi che sia un aroma in alcol in quanto questo tipo di solvente lo rende perfettamente solubile in tutte le stagioni, mentre gli altri rischiano di addensarsi troppo con temperature fredde e non fungere da attirante in quanto rimangono all’interno della pallina.
Inoltre, come sto facendo da un po’ di tempo, se si riesce ad assemblare un mix con farine che riescono a dare un’impronta decisa alle nostre palline si può evitare di inserire aromi, lasciando al mix stesso la funzione attrattiva e vi assicuro che la naturalità che ne deriva non vi deluderà.
Un altro ingrediente che si può o meno inserire nella parte liquida sono gli attrattori derivanti da composti amminoacidi con varie provenienze, quali pesce, carne, alghe , ecc….
Sicuramente questi ingredienti possono aiutare nell’identificazione nutritiva dell’esca da parte del pesce ma non sono indispensabili per catturare.

La parte liquida che abbinerei al mix di prima potrebbe essere questa (dosi per 1kg):

Uova 8
Aroma fruttato 4 ml
Carpamino 25 ml

Assemblaggio:

Per prima cosa rompete le uova e le miscelate in una contenitore capiente, vi dotate di un contenitore graduato o una siringa di generose dimensioni e quantificate l’aroma necessario e gli amminoacidi dopo di che miscelate bene il tutto, e magari lasciate riposare il tutto.
Poi gradualmente aggiungete alla parte liquida un po per volta la parte secca, fino ad avere un impasto omogeneo che non si appiccica più alle mani e al contenitore.
Con questo impasto modellate dei pezzi che riescano ad entrare in un estrusore manuale o pneumatico (una specie di pistola per il silicone che trovate nei negozi di pesca specializzati insieme a gran parte degli ingredienti) nel quale abbiamo montato un beccuccio tagliato con un foro adatto al diametro delle palline che vogliamo realizzare.
Una nota, se volete palline del 20 non tagliate il beccuccio del 20 ma del 18, perché l’impasto tende a gonfiare leggermente una volta estruso.
Dopo questa operazione iniziate a produrre i passatelli di mix che verrano poi messi su una tavola di rullaggio, da dove nasceranno le nostre pallette miracolose.
Personalmente una volta fatte le boiles crude le lascio riposare 24 ore prima della cottura.

La prossima operazione è la cottura, che può essere a vapore o per bollitura, sono entrambe valide anche se la cottura a vapore preserva di più l’esca dal deterioramento dovuto al calore, anche se è più impegnativa per il reperimento o la costruzione di cestelli.
Come tempi variano molto in base al mix e al diametro delle palline,  per bollitura basta aspettare che le boiles galleggino per cavarle dall’acqua bollente, mentre a vapore consiglio di fare delle prove, comunque come parametri di riferimento per palline del 16 circa 6 minuti, per le 20 circa 8 minuti, e cosi a salire.
Per vedere se sono cotte basta aprirne una e vedere se all’interno il mix è cotto uniformemente.

In conclusione a questa veloce panoramica del self made, argomento che riempirebbe pile di libri, spero di essere stato utile nei limiti del possibile e voglio solo dire che per quanto possa impegnare farsi le boiles da soli, la soddisfazione di aver catturato con le proprie mani è davvero impagabile!

A presto!

Mattia Montanari

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